Delitto Garlasco: trovato capello da 3 cm tra i rifiuti, occhi puntati sul DNA

L’esame è stato avviato nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dal gip di Pavia, Daniela Garlaschelli. Gli inquirenti sperano di estrarre un profilo di DNA nucleare dal bulbo del capello, un passaggio che potrebbe rivelarsi determinante per ricostruire la dinamica del delitto. I primi test erano stati già eseguiti su altri oggetti, ma questo reperto rappresenta una svolta investigativa.
Secondo le fonti, il capello è emerso dai sacchi azzurri contenenti la spazzatura originale, risalente al giorno del ritrovamento del cadavere di Chiara Poggi il 13 agosto 2007. La scoperta è avvenuta poco prima di un blackout nei laboratori della Questura di Milano, ma non ha rallentato le analisi.
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Nel 2008 il genetista Carlo Previderè e la collega Pierangela Grignani analizzarono sette capelli trovati nel pugno di Chiara e altri ventinove in una pozza di sangue: soltanto uno conteneva il bulbo, attribuito alla vittima. Altri diciassette fornivano un profilo mitocondriale corrispondente sempre a Chiara.
Il capello ritrovato oggi rappresenta — almeno sulla carta — un “nuovo tassello” che potrebbe offrire un ulteriore frammento di DNA da comparare con altri campioni, e forse anche con i profili sospetti emersi in questi mesi, come quello dell’amico di famiglia Andrea Sempio, indagato per omicidio in concorso.
Il fascicolo è tornato sotto i riflettori soprattutto dopo il nuovo avviso di garanzia a Sempio, notificato l’11 marzo 2025, e la riapertura delle indagini da parte della Procura di Pavia. L’attenzione ora è rivolta proprio a questo capello, che potrebbe rafforzare o indirizzare la pista genetica in corso.
Restano da concludere gli esami sull’intero sacco contenente resti della colazione, tra cui confezioni di cereali e Fruttolo: il capello, conservato in quella massa di rifiuti, risulta l’unico elemento non ancora valutato.